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Giornata Mondiale del Libro 2014: siamo ciò che leggiamo

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Leggere, come io l’intendo, vuol dire profondamente pensare.
Vittorio Alfieri, Del principe e delle lettere

XVIII Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore

Ricorre oggi la XVIII Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore, patrocinata dall’UNESCO per promuovere la lettura, la pubblicazione dei libri e la protezione della proprietà intellettuale attraverso il copyright.
La celebrazione ricorre ogni 23 aprile a partire dal 1996 sulla scia di una precedente tradizione catalana con cui condivide lo stesso giorno: la Festa di San Jordi, patrono della Catalogna e della città di Barcellona dal XV secolo, che ricorda la famosa leggenda di San Giorgio e il drago. Fra folklore e romanticismo, questa festività di carattere marcatamente popolare unisce varie tradizioni di diverse epoche, fra cui l’antica abitudine medievale di visitare la cappella di Sant Jordi del Palazzo della Generalitat, dove si organizzava una fiera delle rose o “degli innamorati”. Per questo motivo Sant Jordi è conosciuto anche come il patrono degli innamorati in Catalogna.

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Le origini della Giornata del Libro

Qui si inserisce la Festa del Libro, le cui origini si devono a Vicent Clavel Andrés, scrittore ed editore di Valencia, che la propose il 7 ottobre 1926 per celebrare la nascita di Miguel de Cervantes. Quattro anni più tardi, nel 1930, si decise di spostare la ricorrenza al 23 aprile, giorno della morte di Cervantes, e tale data rimase anche per l’UNESCO, quando nel 1995 proclamò il 23 aprile “Giornata Mondiale del Libro e dei Diritti d’autore”, ricordando anche la scomparsa dello scrittore catalano Josep Pla (nel 1981) e del drammaturgo inglese William Shakespeare (nel 1616).

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Gli eventi in Italia e nel Mondo

In tutto il mondo si svolgono manifestazioni ed eventi ad hoc per celebrare la Giornata, a partire dalla città nigeriana Port Harcourt, nominata Capitale mondiale del libro 2014, fino a Roma, Milano e Torino, dove anche quest’anno avranno luogo flash mob, attività a tema e verranno distribuiti gratuitamente svariati volumi.

Barcellona e Sant Jordi

Ma è a Barcellona che la festa viene sentita con il maggiore entusiasmo. Qui, con le Ramblas suggestivamente addobbate, in mezzo ad una moltitudine di banchetti pieni di libri e rose, non solo le coppie fanno o ricevono regali; l’idea è quella di celebrare chiunque a cui si vuole bene, regalando alle donne una rosa e agli uomini un libro. La scelta non è accidentale: la rosa dovrà essere rossa in quanto, secondo la leggenda, di tale colore era quella che nacque dal sangue del drago che Sant Jordi uccise e che in seguito regalò alla principessa Sabra. Anche il libro non potrà essere affidato al caso: la città è sempre gremita di persone che cercano quello giusto per ore, così come vuole la tradizione.

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E in Italia, quanto si legge?

Cogliamo l’occasione per ricordare che nel 2013 sei italiani su dieci non hanno letto neanche un libro. Secondo un’indagine condotta dall’Istat, circa 24 milioni di persone di 6 anni e più dichiarano di aver letto, nei 12 mesi precedenti l’intervista, almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali. Rispetto al 2012, quindi, la quota di lettori di libri è scesa ancora dal 46% al 43%. Stupisce anche che basti in media un libro al mese per essere considerati “lettori forti”, che sono il 13,9% del totale.

“Non leggete per contraddire e confutare, né per credere e accettar per concesso, non per trovar argomenti di ciarle e di conversazione, ma per pesare e valutare.” Francis Bacon

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Alla luce di questo, appare oggi più che mai di fondamentale importanza sottolineare l’essenziale ed insostituibile ruolo della lettura come educazione, come attività etica, necessaria allo sviluppo della persona e alla sua attività di (libera) critica e di (libera)scelta. Senza cultura non possiamo neppure parlare di libertà individuale, di vita, principi che l’uomo moderno ha eletto sovrani; non possiamo parlare neppure di democrazia. “Leggo per legittima difesa” diceva Woody Allen: ricordiamoci allora che abbandonando la cultura non rimaniamo che gusci vuoti in balia degli interessi esterni, gregge impazzito privato del giudizio e della volontà, pericolosamente alla mercè di imbonitori e demagoghi.

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