Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:16:38

Qualcuno volò sul nido del cuculo: a Napoli lo spettacolo diretto da Gassmann

qualcuno volò sopra il nido del cuculo

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Alla soglia della chiusura degli Opg e della riforma del teatro italiano, l’arrivo di Qualcuno volò sul nido del cuculo in un inedito adattamento drammatico sembra essere la perfetta fotografia di un Paese incerto.

Già portata sui palchi di Broadway da Dale Wasserman nel 1971, prima ancora della fortunata versione cinematografica con protagonista Jack Nicholson, questa volta la storia viene trasportata sullo sfondo di una scenografia completamente differente, distante migliaia di chilometri da quella originale: l’Ospedale psichiatrico di Aversa nel 1982, anno di un mondiale glorioso per gli azzurri, in cui l’iconico Randle McMurphy diventa Dario Danise, irriducibilmente napoletano, e l’infermiera Ratched si trasforma in Suor Lucia.

L’adattamento è stato presentato in una conferenza aperta al pubblico il primo aprile al Teatro Bellini, che ospiterà lo spettacolo dal 10 al 19 dello stesso mese. Presenti Maurizio de Giovanni, scrittore partenopeo che ha curato l’adattamento, il regista Alessandro Gassmann e i due attori Daniele Russo ed Elisabetta Valgoi.

De Giovanni, il primo a intervenire nell’incontro moderato dal direttore della rivista Il Pickwick Alessandro Toppi, mette in luce la forte presenza della cultura statunitense nel celebre romanzo di Ken Kesey, tra baseball, musica country e retroscena bellici, qui sostituiti da influenze totalmente differenti, come il dialetto, presente per forza di cose.

Le scelte attoriali di Gassman per Qualcuno volò sul nido del cuculo

Lo scrittore definisce infatti il teatro come necessariamente reale, un’arte che permette una rappresentazione estremamente veritiera. L’inflessione del parlato diventa dunque imprescindibile e la gestione delle follie un’occasione per portare in scena attimi di singolare profondità. L’adattatore descrive il suo lavoro come la semplice azione di «mettere un copridivano»: il troppo umile tentativo di spiegare che il ruolo da lui svolto si limita al modificare l’aspetto di un contenuto in realtà inalterato, ma che si presenta comunque come una promettente manifestazione della follia, che è universale.

gassman

Il progetto, che si è evoluto tra le idee di Gassmann in anni di appassionate ricerche e documentazioni, è volutamente contenutistico, scevro dal clamore di attori «di nome», alla cui fama sarebbe stata inevitabilmente rivolta tutta l’attenzione. Il regista, ambasciatore per l’UNHCR, preferisce concentrarsi sul grande tema vero protagonista dello spettacolo: la libertà. Il personaggio di Danise è un cane sciolto, ignorante dei bassifondi più volte incarcerato, che nutre il profondo bisogno di sovvertire le leggi create dalla severa Suor Lucia, madrina di un ordine perfetto e inattaccabile, in un disperato anelito di indipendenza.

Gassmann si avvicina a interpreti e personaggi creando un rapporto fondato sull’ascolto: dà ai primi la possibilità di improvvisare liberamente, senza porre schemi prefissati e razionali, permettendo così una completa spontaneità emotiva, mentre alla pazzia dei secondi permette di avere voce, come spesso non succede nella quotidianità, che zittisce i cosiddetti matti e ne soffoca le idee. Qualcuno volò sul nido del cuculo è la bandiera di «una missione obbligata», quella destinata a restituire a minoranze e discriminati la meritata normalità. Una causa che il regista spera di portare in scena nella sua personale visione, vestendo i ruoli di un osservatore «con gusto».

In questa buffa tragedia dall’umorismo pirandelliano, che con ironia mostra l’infelicità sconosciuta e ignorata che si cela dietro le malattie mentali, l’affiatata troupe racconta conflitti e instabilità senza dimenticare di divertirsi, in un lavoro tanto coinvolgente da alleggerire (se non annullare) la fatica del mestiere. Per farci coinvolgere da questo leggerissimo viaggio della e nella mente, non ci resta che aspettare il 10 aprile.


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