Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:14:46

Obey the Giant e la Street Art di Shepard Fairey

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Shepard Fairey

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”Obbedisci al Gigante”: questo è l’apparente messaggio che ci lancia Shepard Fairey, aka Obey the Giant, uno dei più celebri e amati street artist statunitensi. Il grosso faccione ci scruta dall’alto di un palazzo, o dall’ angolo di un vicolo scuro. Se, camminando per le strade di New York o Los Angeles, osserviamo attentamente gli edifici, i lampioni e le strade, ci accorgeremo che the Giant è dovunque. Stiamo parlando di graffiti e adesivi, o meglio ancora, nel senso nobile del termine, della Street Art.

La storia di Shepard Fairey

obeyIl gigante in questione ha un nome, ed è André René Roussimoff, noto wrestler francese della metà degli anni Novanta. Ma cosa significa ”obbedire al gigante”? Nel momento in cui Fairey crea, fotocopia e tappezza la città di Providence nel 1989 del grande faccione di Giant, l’adesivo si diffonde in un lampo in tutti gli Stati Uniti.

Roussimoff diviene simbolo della propaganda politica, del marketing, dell’ingiunzione insensata di ogni potere ad obbedire. E tuttavia, come spiega Fairey, Obey the Giant di per se non vuol dire nulla:

“L’adesivo non signfica nulla ma esiste perché le persone reagiscano, e vi cerchino un significato. Poiché Obey non ha un significato specifico, le varie reazioni e le interpretazioni di coloro che lo vedono riflettono le loro personalità e lo loro sensibilità.”

Ma facciamo un passo indietro, prima di costruire castelli metafisici su the Giant e il suo creatore, cerchiamo di capire chi sia realmente Shepard Fairey.

Lo steet artist in questione, classe 1970, nasce e cresce nella quieta cittadina di Charleston in South Carolina, a 14 anni sviluppa un’innata passione per la grafica e il disegno, così che i genitori decidono di mandarlo a studiare alla Idyllwild Arts Accademy a Providence, nel 1992 ottiene la laurea in grafica alla Rhode Islan School of Design. Secondo l’Istituto di Arte Contemporanea di Boston Fairey sarebbe il più celebre e famoso artista di strada di oggi; tuttavia, non possiamo non citare l’altro grande Street artist, Bansky, che inizialmente non condivideva assolutamente l’arte di Fairey ma che col tempo ha compreso e apprezzato il messaggio di Obey.

Il confronto con Bansky

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Sia Bansky che Shepard sono artisti politici: attraverso i loro disegni cercano di provocare lo spettatore, di suscitare in esso una reazione, qualunque essa sia, dal ripudio all’apprezzamento. La loro street art, come quella di molti altri, è un riappropriarsi dello spazio cittadino: bisogna usarlo e sfruttarlo per esprimere se stessi e le proprie idee.

Con gli adesivi e i graffiti si colorano zone dimesse e isolate, abbandonate e decadenti. I graffitari sono spesso tacciati di vandalismo, accusati di ”imbrattare” i muri delle città, lo stesso Fairey ha ricevuto circa 13 denunce per vandalismo, ma tra corse a perdifiato e scalate sui tetti se l’è sempre cavata. Non gli sono stati però risparmiati sei mesi di galera per violazione di copyright, la denuncia partiva dalla Associated Press: nel 2009 Obey aveva realizzato il celebre ritratto di Obama, Hope, che però riproduceva troppo pedissequamente una foto del futuro presidente già scattata tempo prima.

Il lavoro di Obey è composito, decorativo, in un certo senso più glamour di Bansky. Fairay con la sua street art gioca sui colori più decisi come il rosso, il blu, il nero e il giallo; lo potremmo definire più pulito del performativo Bansky, meno d’impatto ma non per questo meno efficace.

Le sue armi da battaglia sono le famigerate bombolette spry, gli stencil che usa come negativi, e una grandissima inventiva. Attivo culturalmente, informato ed estremamente fantasioso: Obey ha trovato il suo personale modo di comunicare con tutta la popolazione.

Dal mondo dell’ underground la voce di Obey giunge chiara e determinata, è una voce che incita alla riflessione e all’azione, una voce che sprona a non fermarsi alla passività ma ad approfondire ciò che siamo, a non accontentarsi mai e ricercare nella società odierna il significato di quello che ci succede intorno.


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