Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:00:50

Il ritorno del Golem

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Da poco è uscito ”Il Cabalista di Praga”, il nuovo romanzo di Marek Halter, scrittore dalla fervida immaginazione, vissuto nel Novecento delle persecuzioni naziste e comuniste. La sua è una vita molto movimentata: scappato per tutta l’Europa, si stabilisce a Praga. Qui viene a conoscenza del mito del Golem ebraico, e ne rimane piacevolmente incantato. Così decide di riproporlo a modo suo, col suo stile elegante e volutamente antiquato per mantenere la magia del racconto.

Quanti hanno mai sentito parlare del Golem? Oggi ben pochi ne conoscono il mito, uno dei più affascinanti e significativi che divenne anche un classico horror. La trama si svolge nella metà del Cinquecento ed ha per soggetti David Gars, un cosmografo, storico e astronomo, e Juda Loeb, allievo del rabbino e capo spirituale di Praga, estremamente legato al maestro ed alla nipote di quest’ultimo. Ed è proprio in occasione delle persecuzioni dei cristiani che il rabbino crea il Golem per poter salvare la propria gente. Una storia gotica, dal sentore di magia nera. Una storia d’amore leggermente velata che passa quasi inosservata. È la ricomparsa di un grande classico, di un bel mito che fa riemergere l’affascinante cultura ebraica.

Quanti hanno mai sentito parlare del Golem? Oggi ben pochi ne conoscono il mito, uno dei più affascinanti e significativi trasposto addirittura in un classico del brivido.

Il Golem è l’uomo d’argilla, creato dai potenti rabbini ebrei per la salvezza del proprio popolo contro la persecuzione cristiana. Il nome stesso significa “materia grezza”. É un essere creato con antiche arti magiche, un’ enorme statua, incredibilmente forte, resistente e ubbidiente, usato più spesso come servo per lavori pesanti, nonostante la sua vera vocazione sia la difesa delle vittime delle persecuzioni. Sulla sua fronte vengono incise parole magiche oppure scritte su un pezzo di carta da inserire nella bocca della creatura per darle vita. Il Golem è dunque incapace di pensare, di parlare, provare qualunque sentimento. É un involucro privo di anima.

Ma ad ogni modo è la trasposizione di ogni creazione umana : l’uomo che crea l’uomo, riferimento che è presente anche nel Frankenstein di Mary Shelley o nel più antico mito di Prometeo. L’uomo di fatto non può creare se stesso, dunque ogni tentativo si rivela grezzo e maldestro, uno zoppicante proposito che sfida la volontà divina. Ecco spiegato come il Golem rappresenti così bene l’archetipo della ribellione contro il proprio creatore ed anche la sua rovina. Il grande Meyrink scrisse a tal proposito uno dei racconti più affascinanti su tale figura mitica, poi trasposto sul grande schermo nel 1915 grazie al regista Paul Wegener da cui deriva oggi l’immagine più comune e famosa del Golem.


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