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Addio ad Antonio Tabucchi, l’innovativo scrittore di Pisa con metà del cuore a Lisbona

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Si è spento a Lisbona ieri, Domenica 25 Marzo 2012, Antonio Tabucchi, nella sua città, nel suo Portogallo: ci ha lasciati nella terra che diversi decenni fa lo catturò con il proprio fascino, i propri artisti e, in particolare, scrittori. E’ su una bancarella vicino alla Gare de Lyon, durante un viaggio a Parigi, che Tabucchi scopre uno degli autori portoghesi cui più sarà legato e da cui più risulterà influenzato nella sua vita e nella sua produzione artistica, Fernando Pessoa. L’amore per il Portogallo ed i suoi autori si sviluppa in un crescendo sempre più coinvolgente, tanto da portare Tabucchi a laurearsi proprio con una tesi sul Surrealismo portoghese. I primi contatti con la cultura di questo Paese influenzeranno Tabucchi al punto da ritrovare nelle sue varie opere tratti distintivi della produzione di autori portoghesi quali lo stesso Pessoa, celebre per il concetto di “ saudade “ e per l’eteronimia. L’ eteronimia è quell’ escamotage letterario, affine allo pseudonimo, che adotta uno scrittore quando questo propone opere di tono e carattere talmente differenti da attribuire la loro stesura a due autori diversi – e chiaramente fittizi –, scaturiti dalla sua indole ma dotati di vita e pensieri propri all’ interno della finzione: da questa tematica Tabucchi sviluppa una serie di personaggi e trame incentrate sulla ricerca della propria identità – da ricordare, a questo proposito, “ Notturno Indiano “ del 1984 e “ Piccoli equivoci senza importanza “ del 1985 – . Il tema dello scontro fra l’ immagine che si ha di sé e l’ immagine che ci restituisce la società è spesso affiancato da temi storici e politici, che maturano insieme, fondendosi armonicamente.
Tabucchi esordisce con Piazza Italia ( 1975 ), la “ favola popolare in tre tempi, un epilogo e un’ appendice “ di una famiglia di anarchici toscani, narrata dal loro punto di vista di sconfitti; da questa linea di stampo fenogliano si evolve, maturando fino a dare alla luce forse la sua opera più conosciuta, “ Sostiene Pereira “, nel 1994. In quest’ opera il messaggio politico-sociale è dichiarato ed impellente: bisogna uscire dalla stasi politica agendo finché si è in tempo, avvalendosi di quelle libertà, tanto ovvie quanto essenziali, che a breve potrebbero andar perdute nell’ indifferenza più generale.
Avventuratosi addirittura nel romanzo epistolare “ Si sta facendo sempre più tardi “ ( 2001) – costituito da missive indirizzate “ a un fermo posta sconosciuto “, quasi come messaggi in bottiglia –, Tabucchi ci lascia una serie di scritti dei più disparati generi, dai quali sono state tratte due riuscite trasposizioni cinematografiche, “ Notturno Indiano “, del 1989, di Alain Corneau, e “ Sostiene Pereira “, del 1995, di Roberto Faenza: questo eterogeneo corpus di opere, spesso poco apprezzate o poco conosciute, offre moltissimi spunti di riflessione e lascia trasparire, tra le righe, un amore incondizionato per quella cultura portoghese che tanto ha da insegnarci e da cui Tabucchi si è fatto conquistare, contribuendo in modo fondamentale all’ arricchimento della cultura italiana contemporanea.


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